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Un’inedita sul podio della Qualità della vita 2014: a conquistare il primo posto della classifica sulla vivibilità nelle province italiane è Ravenna, da anni nel gruppo di testa ma mai in zona medaglie, salvo nell’anno del debutto della ricerca, il 1990, quando arrivò terza dopo Belluno e Gorizia. La ricerca del Sole 24 Ore del Lunedì – che ogni anno confronta le performance delle province italiane tramite un’articolata serie di parametri suddivisi in sei capitoli d’indagine – festeggia oggi la 25ª edizione. Un quarto di secolo di una competizione giocata sulle statistiche (e le relative pagelle) con le quali si è cercato di monitorare i progressi e i ritardi del territorio, aggiornando continuamente gli strumenti utilizzati per misurare la vivibilità. Continua a leggere su Il Sole 24 Ore – leggi su http://24o.it/wdYgVo

[…]Vince Ravenna ed è come se vincesse l’Italia intera, tanto questa città e la sua provincia sono la sintesi di un intero Paese, dei suoi primati e dei suoi smottamenti, tradotti plasticamente da un primo posto incontrastato nella qualità dei servizi (sanità e asili nido) accoppiato al 103° posto nell’ordine pubblico (rapine, borseggi, truffe). Un testa coda che si svela al visitatore non appena si lascia alle spalle l’ingresso della stazione ferroviaria. Con i giardini Speyer trasformati nel laboratorio di un’integrazione che si cementa e sgretola ogni giorno. A Ravenna gli immigrati regolari superano il 12% della popolazione, una delle percentuali più alte in Italia. Forse è per questo che i social network tracimano di invettive nei confronti degli stranieri, incistati nei loro negozi multietnici a cavallo del fascio di binari che taglia in due la città. Nella città dei mosaici la percezione della realtà muta tessera dopo tessera. Se i giardini Speyer sono una zona franca (in gennaio un tunisino ha aggredito il sindaco Fabrizio Matteucci), il Lido di Adriano, con il 40% di popolazione straniera, è il luogo di una sperimentazione continua. Le associazioni culturali “Il lato oscuro della costa” e “Libra” provano a intrecciare creatività e periferie con un programma a base di musica rap, poesia, teatro e fotografia. La colonna sonora è quella dei bambini di 50 nazionalità diverse che fondono le loro lingue e dialetti in canzoni e filastrocche. Ravenna è una città aperta e multiculturale. La testimonial di questa multiculturalità è l’assessore alla Cultura Ouidad Bakkali, madre berbera e padre marocchino. Ouidad è una ragazza di 24 anni allenata a muoversi in ambienti ostili («La prima volta in cui mi sono sentita straniera? Il giorno della mia nomina ad assessore», racconta Ouidad riferendosi alla strumentalizzazione politica che scatenò la sua cooptazione). I ravennati l’hanno conosciuta poco a poco. Ma certo non è stato facile far digerire alla città un ruolo di questa rilevanza affidato a una giovane donna e per giunta straniera negli anni della candidatura a capitale europea della cultura. Ha vinto Matera, ma a Ravenna è rimasto un patrimonio di idee e di progetti messo in moto dal tre volte assessore alla , predecessore della Bakkali e direttore del comitato organizzatore, Alberto Cassani, e dal suo braccio destro Nadia Carboni. Una sovrapposizione, quella tra politica e vertice del comitato organizzatore, che ha fatto storcere il naso a parecchi romagnoli. La commissione esaminatrice ci ha messo il carico da novanta, criticando la scelta di affidare a un gruppo di giovani artisti locali la direzione artistica: «Volevano valorizzare i nostri ragazzi con una gestione collettiva sul modello delle esperienze di Riga e Liverpool, avremmo scelto il direttore artistico all’indomani della designazione» racconta l’ex assessore alla Cultura.

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