Articolo di Federica Angelini – Ravenna & Dintorni, 18.01.2015
Le riflessioni “fuori dal coro“ di Tahar Lamri, algerino e ravennate d’adozione sull’attualissimo tema Islam e terrorismo
Ravennate ormai da tempo, l’intellettuale e scrittore di origini algerine, si dice sconvolto per quanto accaduto in Francia ma, confermando la sua vocazione all’indipendenza di pensiero, rifiuta l’idea che i musulmani in quanto tali debbano dissociarsi pubblicamente.Articoli correlati
Tahar Lamri, però, deve ammettere che molti hanno chiesto loro di farlo…
«Sì, tra questi non c’è mai stato ad esempio il direttore di “Charlie Hebdo“. Secondo me i musulmani non devono cadere in questa trappola e alimentare la confusione che già esiste tra Islam come storia di potere, che come tutte le storie di potere è piena di sangue, dall’Islam come religione, come fatto personale e individuale. Credo che tutti noi dovremmo innanzitutto indignarci e inorridere come cittadini, lasciando le questioni teologiche da parte e smetterla di andare a dire quanto è bello e buono l’Islam».
Perché accade, allora?
«Credo scatti una forma identitaria frequente in chi non è dominante. E invece dovremmo ragionare sul concetto di guerra “legittima”: nessuno sta agendo per conto di uno Stato. Nessun cristiano, per esempio, si sente chiamato in causa in quanto cristiano per ciò che fa il governo degli Stati Uniti quando scende in guerra, perché il ragionamento non coinvolge il piano religioso degli individui. Mentre con i musulmani si continua a far confusione».
E però i terroristi erano francesi musulmani e hanno invocato Allah e si parla di questi foreign fighters in vari paesi pronti a immolarsi per l’Islam.
«Credo che di ognuno di loro bisognerebbe guardare la storia personale e credo che questa vicenda sia anche segno dei tempi: un tempo le carceri hanno prodotto personalità come Malcom X, oggi questi terroristi nascono come tali nelle carceri francesi. Credo che stiano facendo pagare alla società in cui sono cresciuti gli errori del passato. Ma è vero che non tutti gli ambienti musulmani in Italia sono del tutto trasparenti nei finanziamenti. La situazione è confusa. Mi chiedo per esempio i tanti fondi raccolti da tante associazioni nei mesi scorsi per la Siria, a chi andavano davvero? Ecco, invece di difendere la religione, credo che magari sarebbe bene guardarsi intorno e fare chiarezza su connessioni, rapporti. Ma nemmeno questo ha a che fare con l’Islam in quanto tale».
Sembra fare un discorso di destra…
«Se il tema è legittimo, che problema c’è a sostenerlo? E poi, che cosa c’è più di destra, in quanto forza conservatrice, di uno che legge l’islam come ritorno al passato? Salafi, vuol dire questo, ritorno al passato, conservazione».
Vede analogie con quello che fu il terrorismo per esempio delle Brigate Rosse in Italia? C’è chi dice che fu sconfitto proprio perché si trovò isolato da chi ne condivideva gli obiettivi ma non i metodi.
«In un certo senso sì, anche se oggi le cose sono più complesse: gli attentatori vengono percepiti come un nemico esterno (figli di immigrati, musulmani) anche se sono cresciuti in occidente e si presume imbevuti di valori occidentali. Inoltre in questo attentato di Parigi non c’è alcuna rivendicazione politica, ma un generico richiamo a un Islam che non è mai esistito. Un richiamo fatto peraltro a titolo personale, a fronte invece di un commando con tanto di divise come non se ne erano mai visti. Terroristi francesi che hanno colpito un obiettivo ben preciso in una data città per sferrare una specie di attacco a una civiltà che conoscono benissimo».
C’è chi dice che ormai questa civilità, quella nata dai Lumi, sia in decadenza e che fatti come questi non faranno che alimentare estremismi.
«Non credo, presto smetteremo di parlarne, come accade con tutto il resto. Credo però sarebbe bene cogliere l’occasione per ripensare il modo di stare insieme e difendere quelli che vengono chiamati valori occidentali, come la plurità, ma che ormai sono dell’umanità intera e che sono l’unica cosa che abbiamo. Perché deve essera anche chiaro che i musulmani nella stragrande maggioranza e in tutto il mondo non vogliono affatto vivere in un paese regolato da leggi islamiche, come si è visto per esempio in Algeria e in Egitto».