Essere cantanti rap può essere molto pericoloso in certi paesi. Lo è in Mauritania per il gruppo rap Ewlad Leblad “I figli del paese”. I rappers che ne fanno parte, oltre a essere molto critici con il regime del presidente Mohamed Ould Abdel Aziz, sono molto impegnati nel sociale, nella difesa dell’infanzia e nelle questioni ambientali.

Il 28 febbraio 2016, alle ore 15, due individui armati arrivati, secondo testimoni, a bordo di un’auto senza targa, irrompono in un appartamento sito lungo la Route de l’Aéroport, una delle principali strade di Dakar, capitale del Senegal. I due uomini si esprimevano in arabo della Mauritania e avevano in mano una foto, un foto segnaletica a quanto pare.

La foto ritraeva Izak Ice. Un rapper mauritano rifugiatosi in Senegal in seguito alle numerose minacce ricevute e all’arresto del rapper Hamada. Izak Ice è il leader del gruppo rap Ewlad Leblad.

Izak non era in casa in quel momento. I due individui hanno fracassato la porta dell’appartamento di Izak e messo sottosopra i suoi effetti personali in un chiaro segno intimidatorio.

Ewlad Lebled è un gruppo rap della Mauritania, formato dai rappers Izak Ice, Sidi Mohamed detto Hamada e DJ Marabot. Gruppo molto seguito dai giovani del paese anche perché alla musica unisce la presenza in una squadra di calcio che ha ricevuto diversi riconoscimenti e trofei.

Hamada era stato arrestato nel 2015 con una falsa accusa di detenzione di stupefacenti e stupro, in realtà in ritorsione per l’uscita della canzone “Guyem” (Lascia il potere, quel “Dégage” che ha fatto tremare molti dittatori dalla Tunisia al Burkina Faso). Rilasciato due mesi dopo per mancanza di prove e per la mobilitazione di molti rappers della Mauritania, come testimonia questo video collettivo dove 25 rappers mauritani chiedono il suo rilascio immediato:

Dopo il rilascio di Hamada, il gruppo Ewlad Leblad, approfittando di un viaggio a Montreal in Canada per una serie di concerti nell’ambito del Festival Nomade, decide, con l’aiuto del collettivo senegalese “Y’en a Marre”  (oggetto di un prossimo articolo) di fermarsi a Dakar. Da lì hanno fatto uscire tre canzoni: la canzone “Vabraka” punta direttamente il dito contro il presidente mauritano Mohamed Ould Abdel Aziz ed è verosimilmente la canzone che ha fatto scattare quell’irruzione nell’appartamento di Izak. Da allora i rappers di Ewlad Leblad vivono nascosti a Dakar.

In un paese, la Mauritania, dove il 70% della popolazione ha meno di 25 anni, il rap è uno strumento molto potente. Il potere cerca con tutti i mezzi di comprare i cantanti e i gruppi. Gli stessi Ewlad Leblad avevano rifiutato generose offerte per mettersi al servizio del potere. La risposta di Izek è stata: “A quelli che non hanno ancora capito che il rap non è musica adatta a cantare le lodi di chicchessia ma un modo per denunciare i problemi sociali, la povertà, il razzismo, la disoccupazione e l’esclusione, diciamo che noi non abbiamo utilizzato la violenza fisica ma l’arte per esprimere la nostra rabbia e la frustrazione della maggior parte dei giovani del nostro paese. La collera è aperta e passeggera, l’odio del potere invece è calcolato e duraturo. Ma sappiate una cosa: noi siamo il futuro. Oggi i giovani non hanno più paura. Continueremo a cantare fino ad avere i nostri diritti per intero.”