Winfried  Georg  Sebald (Wertach, 18 maggio 1944–Norfolk, 14 dicembre 2001) è stato uno scrittore tedesco.

“Ho spesso l’impressione che il ricordo sia una forma di stoltezza.”

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Sebald è stato più volte annoverato fra i più grandi saggisti e scrittori contemporanei. Prima della sua improvvisa e tragica morte in un incidente stradale, in molti lo avevano individuato come possibile vincitore del Premio Nobel per la letteratura.

Nato e cresciuto in Baviera, dal 1948 al 1963 visse a Sonthofen. Suo padre, Georg Sebald, si arruolò nel 1929 nella Reichswehr e rimase nella Wehrmacht durante il periodo nazista. Figura scostante nella vita dell’autore, fu prigioniero di guerra fino al 1947; il nonno rimase la presenza più importante degli anni giovanili. Olocausto e Germania del dopoguerra sono lo sfondo costante delle opere di Sebald.

Sebald studiò letteratura alle Università di Friburgo in Brisgovia (Germania), Friburgo (Svizzera) e Manchester (Gran Bretagna). Diventò Assistente Lettore all’University of Manchester nel 1966 e si trasferì definitivamente in Inghilterra nel 1970, lavorando presso la University of East Anglia (UEA). Nel 1987 fu nominato titolare della Cattedra di Letteratura Europea alla UEA e nel 1989 fondò il British Centre for Literary Translation, divenendone anche direttore. In quel periodo visse principalmente a Wymondham e Poringland.

Sebald  morì inel 2001. Stava guidando l’auto, accompagnato da sua figlia Anna, che sopravvisse allo scontro (sembra che Sebald abbia subito un infarto e sia sbalzato nella corsia opposta, causando uno scontro frontale).

Le opere di Sebald si concentrano soprattutto sui  temi del  viaggio, del tempo, della  memoria, del  passato, dei ricordi personali e collettivi. Sono principalmente un tentativo di riconciliare se stesso – in termini sia personali sia letterari – con il trauma della Seconda guerra mondiale e i suoi effetti sul popolo tedesco; i suoi personaggi spesso hanno radici e biografie ebraiche.

 

Opere in italiano

  • Gli anelli di Saturno: un pellegrinaggio in Inghilterra, a cura di Gabriella Rovagnati, Bompiani, Milano 1998; traduzione di Ada Vigliani, Adelphi, Milano 2010
  • Gli emigrati, a cura di Gabriella Rovagnati, Bompiani 2000; traduzione di Ada Vigliani, Adelphi 2007
  • Austerlitz, traduzione di Ada Vigliani, Adelphi 2002
  • Vertigini, traduzione di Ada Vigliani, Adelphi 2003
  • Storia naturale della distruzione, traduzione di Ada Vigliani, Adelphi 2004
  • Il passeggiatore solitario: in ricordo di Robert Walser, traduzione di Ada Vigliani, Adelphi 2006
  • Secondo natura: un poema degli elementi, traduzione di Ada Vigliani, Adelphi 2009
  • Le Alpi nel mare, traduzione di Ada Vigliani, Adelphi 2011.
Austerlitz  (dal risvolto di copertina)

Austerlitz  (dal risvolto di copertina)

 “Maestro dello stile avvolgente e coinvolgente, inventore di un amalgama inconfondibile fra testo e immagine, W.G. Sebald è stato l’unica apparizione di grande rilievo nella letteratura di lingua tedesca dopo Thomas Bernhard. Pochi mesi prima della sua tragica, recentissima scomparsa, aveva pubblicato Austerlitz, il suo unico romanzo in senso classico, subito accolto, dalla Germania agli Stati Uniti all’Inghilterra, come un memorabile evento.

Jacques Austerlitz è un professore di storia dell’architettura, studioso di quei luoghi (edifici militari, stazioni ferroviarie, penitenziari, tribunali) che, soprattutto nell’Ottocento, tendevano ad assumere forme involontariamente visionarie, sovraccarichi com’erano di significati simbolici. Alto, dinoccolato, dai capelli prima biondi e poi ingrigiti, molto somigliante a Wittgenstein cui lo accomuna un vecchio zaino che costantemente porta in spalla, Austerlitz vive a Londra in un appartamento spoglio come una cella, privo di affetti e povero di amicizie. Dietro la sua eccentrica e vastissima dottrina si spalanca il vuoto. Austerlitz semplicemente non sa chi è – e a lungo ha resistito ad accertarlo. Ma a un certo punto, come se si trattasse di intraprendere una delle usuali peregrinazioni erudite alla ricerca di un edificio o di un luogo ignorato, si mette alla ricerca delle proprie tracce. Così scoprirà di essere giunto a Londra, durante la guerra, con uno di quei convogli di bambini che dall’Europa centrale partivano per l’Inghilterra, mentre i genitori venivano deportati nei campi di concentramento e di sterminio. Strada per strada (a Praga, Theresienstadt, Parigi), volto per volto, oggetto per oggetto, fotografia per fotografia, emerge un passato lacerante, che Austerlitz sente di avere sempre ospitato in sé come una sequenza di negativi non ancora sviluppati. Tutta la somma sapienza evocativa di Sebald sembra concentrarsi in questo itinerario di ricerca, da cui promana un’angoscia che prende alla gola.

Citazioni sui temi del tempo e dei ricordi,  da opere di Sebald

“Benché molto spesso mi dica che coincidenze simili sono molto più frequenti di quanto ci si possa immaginare, perché tutti noi, uno dopo l’altro, ci muoviamo lungo le strade già segnate dalle nostre origini e dalle nostre speranze, ciò nondimeno mi ritrovo incapace di contrastare con il raziocinio i fantasmi della ripetizione che sempre più spesso mi si materializzano davanti” (“Anelli di saturno”)

“Tutte le volte che, a seguito di un qualche scompenso nella nostra vita interiore, affiora in noi un frantume del genere, ecco che noi stessi abbiamo l’impressione di poter ricordare. Ma in realtà, questo è evidente, non ricordiamo nulla. Troppi edifici sono crollati, troppe macerie si sono accumulate, insormontabili sono i sedimenti e le morene.” (“Anelli di saturno”)

“Ho sempre più l’impressione che il tempo non esista affatto, ma esistano soltanto spazi differenti, incastrati gli uni negli altri, in base a una superiore stereometria, fra i quali i vivi e i morti possono entrare e uscire a seconda della loro disposizione d’animo”.(“Austerlitz”)

“Ho spesso l’impressione che il ricordo sia una forma di stoltezza. Ci rende la testa pesante, ci dà le vertigini, come se non si stesse guardando all’indietro attraverso le fughe del tempo, bensì giù verso la terra da grandi altitudini, da una di quelle torri che si perdono nel cielo”  (“Gli emigrati”)

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DOPPIOZERO ha dedicato diversi saggi a Winfried Georg Sebald.

http://www.doppiozero.com/materiali/wg-sebald/ritratto-di-wg-sebald

http://www.doppiozero.com/materiali/wg-sebald-e-le-farfalle

http://www.doppiozero.com/materiali/lesistenza-nomade-della-fotografia

Altri link per approfondire

http://www.corriere.it/cultura/libri/11_giugno_15/sebald-gli-anelli-di-saturno_8b4f268e-9738-11e0-83e2-2963559124a0.shtml

http://www.minimaetmoralia.it/wp/w-g-sebald-leuropa-tra-bellezza-e-macerie/

http://www.germanistica.net/2012/02/04/w-g-sebald-austerlitz/