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“Non è me contro te, è me contro il mondo”

Da anni conduco Laboratori sul rap al CISIM di Lido Adriano. Con queste righe cercherò di raccontare un percorso che, partito quasi per caso, negli anni è diventato un momento fondamentale nelle mie giornate.

Il rap è una materia personale e complicatissima, sono convinto sia impossibile insegnarla.
Il rap è nemico di ogni tipo di scuola o accademia che lo formalizzi.

Partiamo dalla definizione di Laboratorio data da Treccani: qualsiasi locale o insieme di locali dove più persone attendono ai lavori di un’arte o mestiere.

Ecco: paragonare il Laboratorio rap a una Bottega artigiana, mi pare un giusto punto di partenza.
Durante i laboratori i ragazzi “rappano” allo sfinimento loro scritti in rima, cercando, attraverso l’allenamento, il confronto, la riscrittura, di migliorare le tecniche, il senso del tempo, la musicalità, l’impostazione vocale. Questi giovani rapper fabbricano, levigano, carteggiano le loro rime. Il fine è quello di superare i propri limiti, di unire forma e contenuto, trasformare i pensieri in parole e le parole in suono.
In tutto questo io mi ritaglio il ruolo di allenatore: a volte urlo come un pazzo, ma cerco sempre di dare consigli. Cerco di mettere a disposizione quello che ho imparato, i trucchi del mestiere.

I trucchi del mestiere vanno dall’uso del diaframma, all’articolazione delle parole, alle tecniche metriche vere e proprie. Riguardo alle metriche va detto che questa è una parte molto delicata, perché la prima regola del rap e della cultura hip hop è la ricerca dello “stile” personale: un rapper senza un proprio stile non esiste.
Il rap a differenza di molti altri generi musicali rifiuta la “cover” come apprendimento: fare rap presuppone un’autorialità immediata.

In sostanza i miei laboratori funzionano così: ci ritagliamo un paio di ore settimanali per esercitarci insieme. La cosa interessante è che ci si trova in gruppo per lavorare su una disciplina individuale ed egocentrica come il rap. Ecco, il gruppo credo sia la chiave di tutto:

  • sembra banale ma la competizione è alla base della cultura hip hop, e avere momenti di scambio con altri artisti è fondamentale per testare le proprie capacità. Mettersi in gioco è difficile, oggi come oggi lo sbaglio non è tollerato: invece all’interno del laboratorio lo sbaglio oltre ad essere ammesso è esaltato. Solo chi prova sbaglia.
  • il laboratorio quando funziona diventa un esperimento di convivenza, i ragazzi sono (quasi) sempre di estrazioni sociali, culturali differenti e molto spesso provengono da paesi diversi. E spesso (c’è da chiedersi il perchè) questi gruppi finiscono per frequentarsi e creare legami stabili anche al di fuori del laboratorio.

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Negli anni questa cosa è cresciuta a dismisura e se i primi laboratori raccoglievano 3 o 4 persone, oggi partecipano anche 20 ragazzi alla volta. Credo che questo succeda perchè, oltre alle mode, diventano momenti di aggregazione e di confronto.

Altro elemento fondamentale della cultura hip hop è la trasmissione e condivisione della sua storia, l’appropriarsi di una cultura. Il tentativo è quello di aprire dei “mondi nuovi”.
Tutto questo lavoro non avrebbe senso se non seguisse poi la possibilità di sperimentarsi su un palco, senza questo obiettivo il lavoro sarebbe un allenamento sterile. Non prepariamo concerti, ma cypher. Il cypher è il cerchio in cui i rapper si raccolgono, in cui i ragazzi si passano il microfono, ognuno col proprio stile e le proprie rime.
Ogni anno cerchiamo di testimoniare questo percorso attraverso la registrazione di un “mixtape” dove raccogliamo le strofe e i pezzi migliori scritti durante il laboratorio.

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Mi si chiede e mi chiedo perché continuare a fare i Laboratori. Sinceramente non ho una risposta, in fondo non mi sento nè un educatore nè un insegnante, so solo che quando parte il cypher devo farne parte. Il rap ha sempre a che fare con il raccontarsi e per raccontare storie devi imparare prima ad ascoltarle.

Il percorso è prima di tutto umano e colgo l’occasione per ringraziare tutti i gruppi con cui ho lavorato e sto lavorando, che hanno reso questa idea nata quasi per gioco una parte fondamentale della mia vita.
Le storie sono fatte di persone e sotto scrivo i nomi (anzi soprannomi) di chi ha fatto parte di questo percorso, ringraziando ognuno di loro per la fiducia:

Sinem, Arianna, Antonio, Ralph, Bobo, Maso, Cicho, Annibal, Jacopo, Brigida, Deso, Ronzo, Andre, Drago, Fortu, Massi, Bise, Sax, Tax, Effe, Albi, Pacu, Bestia, Gabri, Rached, Sid, Giuls, Taba, Pino Ciuffo, Hamza, Fede, Belpa, Bob, Cava, Mixlori, Marketz, Asia, Giusy, Panza, Tail, Giulian, Franca, Molduc, Elia, Bonfi, Whitney, Brock, Marco, Baba, Mbaye, Paolo, SuperFabio, Gaia, Samu, Linda, Alessandra, Sisca, Daniele, Sacha, Fierro.

A presto Moder.

Il debutto del Laboratorio 2015 sarà il 2 giugno in occasione della Festa della Repubblica al CISIM di Lido Adriano.
Vi lascio di seguito alcune testimonianze audio/video dei vari laboratori.

Questo è la prima testimonianza video dei laboratori di Mcing e Djing fatti al Cisim

Il gruppo del 2014 ha raccolto il lavoro fatto durante l’anno in un “mixtape”

Sammyboy è il primo rapper che è passato dal Laboratorio, oggi è passato da frequentare il laboratorio a tenere il laboratorio aiutando le nuove leve.

Questa è la testimonianza del primo live del gruppo del 2015, che si è tenuto a Spartaco.